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Categoria: approfondimenti

Consapevolezza è danza

Consapevolezza è danza

Per me danzare è l’esperienza di essere nel movimento ed è qualcosa che abbiamo tutti, ma quello che manca è la consapevolezza di questa meravigliosa capacità innata. A soli due mesi di gestazione l’embrione percepisce sensazioni cutanee e ad esse risponde con il movimento iniziando cosi la danza della conoscenza di se e dello scambio di segnali con l’ambiente, un processo che continuerà poi per tutta la vita.

La capacità di sentirsi ed essere nel movimento fa parte del sistema percezione-coscienza che si sviluppa insieme ai nervi motori e sensori che nel feto sono i primi a mielinizzare e quindi a maturare ed essere subito in funzione per registrare le prime importanti relazioni verso se stessi e l’ambiente uterino.

Ma la stretta relazione tra movimento e sensazione è un sapere che abbiamo a livello cellulare perché respirando la cellula si muove, cresce e decresce nella forma, si espande verso lo spazio e poi si condensa in direzione del proprio nucleo centrale. Mentre accade questo la membrana di cui è rivestita filtra e registra, come una pelle, informazioni dal liquido che l’attraversa e la danza che mette in relazione interno ed esterno prende origine.

Tutti possiamo danzare perché è un’esperienza antica, ci appartiene. La danza è il movimento che ci ha creati ed è quello che nutre la consapevolezza di chi siamo e di come viaggiamo tra sentimenti, percezioni, pensieri ed azioni. Dobbiamo attingere a questo sapere, portarlo alla coscienza di quello che siamo oggi e far apparire così la nostra danza unica ed originale.

Dimentichiamo per un attimo le immagini culturali del balletto, della danza accademica e dei corpi scolpiti e allenati dei danzatori professionisti ed entriamo in una nuova visione di danza quella che possiamo fare così come siamo, quella che si attiva dalle sensazioni, dalle immagini e dalle emozioni e allora saltiamo di gioia o corriamo per sentire l’aria sul viso oppure mettiamo i muscoli in tensione e raccontiamo paura o forza o rabbia. Una danza che nasce dentro di noi e diventa un gesto spontaneo, poi un ritmo e ancora una dinamica di movimento che ci racconta, esprime quello che siamo, cosa percepiamo del nostro mondo e come lo raccontiamo. La danza così è la terra da cui nascono creatività e originalità, armonia e bellezza e tutti la possono coltivare dedicando un tempo alla pratica dell’esperienza del movimento.

Quando gattonano i bambini?

Quando gattonano i bambini?

A che mese deve gattonare? Ancora non cammina ,ma mi devo preoccupare?

Prendo spunto da queste questioni che i genitori mi pongono durante i corsi, per raccontarvi una piccola parte del processo di sviluppo del bambino.

Come adulti riconosciamo solo alcune tappe dello sviluppo motorio (che poi non è solo motorio) ma in realtà camminare o gattonare sono obiettivi che il bambino raggiunge dopo un intenso processo di sperimentazione e di attivazione di alcune connessioni importanti.

I vostri bimbi dopo la nascita incontrano la gravità percepita come senso del peso che comporta una nuova organizzazione del movimento. Una novità complicata e difficile da gestire insieme a tanti altri cambiamenti per cui il neonato già si impegna per sopravvivere.

La ricerca che porta avanti Bonnie Bainbridge Cohen sullo studio del movimento (approccio BMC movimento di educazione somatica) rispetto allo sviluppo ci insegna “come osservare e facilitare i processi dando sostegno al bambino nel suo percorso evolutivo affinché raggiunga un senso di agio e acquisti vigore, adattabilità e agilità e allo stesso tempo di evitare che si consolidino pattern di movimento riduttivi che impedirebbero lo sviluppo del suo potenziale. In questo approccio soft e non invasivo, il bambino è sempre accolto nella sua interezza, mentre i genitori e la famiglia sono coinvolti nell’interazione del processo educativo.” (http://www.lebensnetz.it/programmi-bmc/programma-idme-infant-developmental-movement-education/)

Il compito di noi adulti è creare l’ambiente adatto a far sviluppare il potenziale del bambino ed osservare pazienti che questo si esprima in piena libertà. Il mio suggerimento è quello di organizzare a casa uno spazio di gioco adeguato in cui il bambino o la bambina possano sperimentare le loro capacità inizialmente istintive, ma che con l’esperienza diventano veri e propri strumenti di competenza. Quello di offrire al bambino esperienze di gioco sul pavimento, se volete con dei materassini che isolano dal freddo, è un invito motivato dal fatto che il pavimento è il luogo più sicuro della casa, più di un letto o di un fasciatoio. I bimbi sono già a terra e non possono cadere tutt’al più rotolano e imparano così a muoversi in modo autonomo nello spazio. Possiamo osservare come imparano a gestire la gravità attraverso le due azioni fondamentali del cedere e spingere, una consolida la possibilità di lasciare il peso a terra e concedersi il riposo, l’altra è l’esperienza della forza e della capacita di andare via , riconoscendosi individui.

Forse non è comune sentir parlare di gravità relativamente allo sviluppo dei bambini, ma per quanto riguarda il mio lavoro, il poter agire sul tono (muscolare) che è il nostro modo di rispondere alla forza di gravità è uno dei punti cardine per sostenere il concetto del ‘bonding’, cioè del legame di attaccamento madre (e padre)-bambino.

Cedere alla gravità significa entrare in relazione al sostegno (ambiente – madre) contrastare la gravità significa separarsi, andare via- . Sono due movimenti fondamentali anche per la mente dell’uomo, ed è attraverso l’esperienza di queste due qualità che si contribuisce a formare il tessuto relazionale.

Il neonato a contatto con la terra acquisisce l’esperienza della stabilità grazie alla forza di gravità. Attraverso questa esperienza il piccolo apprende la presenza di una base sicura (bonding con la terra) che lo sostiene sia quando è sulla pancia che sulla schiena o su entrambi i fianchi; per questo è fondamentale fin da subito fargli sperimentare tutte le possibilità di appoggio: se c’è la stabilità, ovvero un luogo sicuro dove appoggiare, allora si può dare avvio alla sperimentazione del movimento. Un’esperienza da cui il bambino impara a bilanciare azione e riflessione, ovvero a creare connessioni con l’esterno per poi tornare nell’ascolto di se, valutare e mettere in relazione il mondo interno con la realtà fuori.

 

Roberta Bassani

Danza movimento terapeuta ATI-APID

Educatore Somatico del movimento SME e in età evolutiva IDME-BMC

Insegnante di Massaggio Infantile AIMI

Il tatto e il contatto

Il tatto e il contatto

SVILUPPO E LEGAME

Il tatto è il nostro collegamento con il mondo e noi possiamo vedere, ascoltare, pensare a qualcosa, ma è attraverso il tatto che questo qualcosa entra a far parte della nostra esperienza. Tra i sensi, il tatto è il primo a svilupparsi insieme al movimento e a l’ottava settimana di gestazione sebbene l’embrione sia più piccolo di un centimetro, la sensibilità della sua pelle è già molto sviluppata. I primi recettori sensoriali infatti sono le membrane cellulari stesse che registrano il flusso del liquido che le attraversa e la pressione sulle loro pareti data dal movimento spontaneo del bambino che fluttua.

In seguito l’ambiente in cui il feto è accolto si fa sempre più piccolo e le delicate carezze dell’utero materno si faranno sempre più forti fino a trasformarsi in quelle contrazioni che lo spingeranno verso il canale vaginale fornendo una forte stimolazione sulla pelle e al suo organismo, come se la natura massaggiasse il bambino durante tutti i nove mesi di sviluppo e al momento della nascita!

L’esperienza tattile del neonato quindi avviene già in vita uterina grazie al movimento all’interno del grembo materno ed è importante che dopo la nascita tale esperienza continui ripristinando così i ritmi organici che lui riconosce.

In due gruppi di studi sono state comparate alcune madri: al primo gruppo era stato chiesto di tenere in braccio i propri bambini in un marsupio più a lungo rispetto alla durata delle poppate o dei pianti; al secondo appartenevano madri che invece tenevano in braccio i neonati normalmente. Dopo sei settimane i bambini che avevano ricevuto un contatto “extra” piangevano per la metà del tempo rispetto agli altri.

La pelle è l’involucro esterno del sistema nervoso e registra vibrazioni, pressione e temperatura, è la prima linea di difesa quando c’è fastidio e la prima linea di legame quando registra il piacere. Per il neonato è rassicurante riascoltare la vibrazione del battito cardiaco della madre e la temperatura del suo corpo che lo avvolge in un abbraccio. Il tocco di un genitore, la sua vicinanza attraverso l’esperienza sensoriale e l’interazione nutrono il legame affettivo. In un ambiente caldo e amorevole i neonati apprendono in modo naturale ed estrapolano tutte le informazioni di cui hanno bisogno. La sicurezza di base offerta da un buon legame genitore-figlio permette al bambino di proiettarsi verso il proprio mondo e di evolversi verso le sue piene potenzialità.

Roberta Bassani

Bibliografia

Andrea Olsen Anatomia Esperienziale Edizioni red!

Vimala McClure Massaggio al Bambino Messaggio D’Amore Bonomi Editore